
U.S. CORTICELLA 70 anni di sport e passione…e siamo solo all’inizio.
Il 9 Maggio del 1945 finalmente terminava la Seconda guerra mondiale, lasciando città distrutte e famiglie terrorizzate.
Molto doveva essere ricostruito a partire dal morale delle persone, seppellito dalle macerie e segnato dai solchi delle bombe nonché dalle atrocità che questa bestia immonda, chiamata guerra aveva lasciato.
In tutti faticosamente prendeva vigore la speranza che mai più l’uomo si sarebbe riunito per combattere e distruggere.
Bologna era fra le città che aveva maggiormente sofferto e subito lo scempio di deliranti principi espansionistici che avevano dato invece solo corpo alle parole ODIO e MORTE.
Era quindi necessario ripartire, di ricostruire dalle rovine quella solidarietà ed impegno etico-sociale che era stato per troppo tempo calpestato.
Dimenticare non è stato facile e forse non lo si voleva nemmeno fare, ma era necessario dare delle nuove speranze ed aspettative.
Ed è in questo clima che un gruppo di persone, forti di spirito altruistico, decide di riunirsi per cercare di dare un po’ di svago e divertimento a quello che una volta veniva indicato come “Rione Corticella”.
Così, nel Luglio del 1945 prendeva vita “l’Unione Sportiva Corticella”, per la pratica dilettantistica del gioco del calcio e del ciclismo.
Ad onore del vero, già all’inizio degli anni Venti esisteva lo “Sport Club Corticella” dedito alla sola attività dilettantistica del ciclismo, tra l’altro con molto successo, i cui colori erano già il bianco e l’azzurro.
Tornado quindi al Luglio del 1945, questo comitato di persone formato da Giuseppe Nascé, Giorgio Frabetti, Dante Guazzaloca, Bruno Tosarelli, Dante Balboni, Mario Sambri ed Alberti, Pietro Bassi, Bruno Zorzi stilò lo statuto della società, mise assieme uno staff tecnico composto da Orlando Ansaloni, Enrico Pedrini, Marani, Ovidio Bordoni, Adriano Carpanelli ed ingaggiò quello che fu il primo allenatore, ovvero Corrado Casalini, ex giocatore della Juventus. Venne formata quindi una squadra di aitanti atleti che fu iscritta finalmente al campionato di 1a divisione.
Fatta la società, fatta la squadra, mancava però una cosa importante: il campo di gioco (e non è poco).
Il Comune di Bologna mise quindi a disposizione un terreno nel primo tratto di via S. Anna e grazie ad una ruspa messa a disposizione dall’esercito Americano, fu ripianato l’appezzamento di terreno e costruito il primo campo da calcio. Era una situazione temporanea nell’attesa di un vero campo da gioco. Ci furono quindi alcuni anni di pellegrinaggio per arrivare finalmente al campo di via Colombarola, al quale in seguito venne dato l’appellativo di “Maracanã”, come il mitico stadio di Rio de Janeiro (Brasile). Che dire?… “la felicità è desiderare quello che si ha.”
Nel 1945 il modo di vivere lo sport e l’attaccamento ai colori della società era molto più sentito ed umile, i giocatori arrivavano a piedi, in bicicletta o in tram (ancora operante a quel tempo), l’arbitro si cambiava presso un’abitazione vicina al campo, ma il divertimento era assicurato. Certo c’era l’agonismo, ma era quello sano, per il quale alla fine della partite vinti e vincitori assieme a sostenitori ed arbitro si trovavano a bere assieme e ad elogiare “quel passaggio smarcante”, “quel goal”, o “quella parata”.
Pensate che la società riusciva a fornire solo le maglie da gioco, mentre per i pantaloncini i giocatori si dovevano “arrangiare” da soli…già, altri tempi.
Coloro che noi possiamo chiamare i nostri “padri fondatori” nello statuto indicarono quelle che dovevano essere le colonne portanti del regolamento: SERIETÀ, DIGNITÀ, RISPETTO.
SERIETÀ nell’affrontare le varie problematiche che quotidianamente devono essere superate.
DIGNITÀ nell’accettare le varie sconfitte.
RISPETTO delle regole, delle istituzioni, dell’avversario e dell’ambiente.
In seguito la sezione ciclistica con grosso dispiacere, causa mancanza di fondi, fu abbandonata.
Fra vittorie, pareggi e sconfitte, promozioni e retrocessioni, arriviamo al 1978, anno del grande passaggio all’attuale struttura.
U.S. Corticella si fece promotore nell’intitolare il nuovo centro ad Amedeo Biavati, un famosissimo calciatore Bolognese che grazie ad un suo goal portò l’Italia a diventare campione del mondo nel 1938.
Amedeo, scusatemi la confidenza, era noto per il suo “doppio passo” con il quale si smarcava dell’avversario ed arrivava sino in porta.
Qui di seguito un stralcio di una intervista rilasciata da Vittorio Pozzo: allenatore di calcio, calciatore e giornalista italiano, commissario tecnico della Nazionale italiana negli anni Trenta e Quaranta, ed unico allenatore vincitore di due edizioni del campionato del mondo, peraltro consecutive: 1934 e 1938.
« Qualcuno sostiene che già Mumo Orsi eseguiva quel finto passo per raccogliere la palla con la seconda gamba, ma io debbo dire che lo abbozzava appena. Biavati è stato l’attaccante che ha portato il passo doppio alla perfezione. Il pubblico ormai lo aspettava, ad ogni sua fuga sulla linea laterale. E lo aspettava anche l’avversario costretto a fronteggiarlo. Ma non c’era niente da fare. A tutta velocità “Medeo” eseguiva una specie di saltino per aria, sembrava che volesse passare la palla indietro di tacco. Il difensore rallentava un attimo, Biavati lo saltava toccando la palla col secondo piede e se ne andava. »
La famiglia Biavati, a ringraziamento di questa iniziativa, ci fece dono di due maglie azzurre che il nostro campione indossò nel Campionato mondiale (allora chiamato “Coppa Rimet”). Questi trofei sono visibili presso la nostra segreteria.
Il cammino dell’U.S. Corticella è stato costantemente in salita (chissà, forse per l’analogia con il ciclismo); tra le varie vicissitudini si è dovuto affrontare anche l’onta di un fallimento. Fu grazie alla vitalità di persone tenaci e coraggiose, forti dell’insegnamento dei “padri fondatori” che con DIGNITÀ, trasformarono in “opportunità” quelli che molti avrebbero chiamato “problema” dando ancora una volta la dimostrazione del valore emotivo della nostra Società.
Così Tonino Mazzacurati, con l’aiuto Amedeo Bolelli, Orsoni Nerio, Balboni Luigi e tante altre persone alle quali chiedo scusa per la mancanza menzione, aggiunse un’ulteriore colonna allo statuto: il “CORAGGIO”. Assieme ad altri fedelissimi ed alle loro mogli, diedero vita ad una specie di azionariato popolare, organizzando eventi e coinvolgendo “sponsor” sensibili alla causa, ed infine, con enormi sacrifici, riuscirono a risollevare le sorti del Club.
La grossa forza del Corticella è sempre stata il volontariato. Senza i volontari con molta probabilità oggi non saremmo qua. Persone che fanno un lavoro oscuro, ma il quale ci permette di brillare agli occhi di tutti.
Non posso dimenticare le parole di uno dei tanti volontari del Corticella alla domanda “Cosa non vede più tra ieri ed oggi?”:
“Il sacrificio. Noi lavoravamo anche 12 ore al giorno e poi stanchi ci facevamo più di 20km in bicicletta per andare a vedere giocare al pallone. Io abitavo in campagna e se volevo assistere
ad una partita di calcio, dovevo recarmi nei grossi centri urbani come Bologna, Minerbio, Altedo, Baricella e Castelmaggiore e così via sempre in bicicletta. Oggi il benessere ha cambiato molto le persone, si pretende senza dare, semplicemente pensando che pagando tutto sia di diritto. Pensate che tutto quello che esiste lo abbiamo costruito da noi, con la forza della caparbietà e sacrifico. Per esempio l’attuale cucina, non era così, ma un semplice fornellino a gas. Un giorno il presidente di allora decise di organizzare una cena per tutti i giocatori. Io lo guardai con l’illusione che stesse scherzando e che ci volesse portare tutti a mangiare in un ristorante. Purtroppo no, lui intendeva preparare una cena qui. Io non mi persi d’animo ed andai al magazzino del Comune di Bologna e dissi che avevo necessità di una cucina con almeno 4 fuochi. Passato il primo momento di smarrimento, per cui per un attimo gli impiegati comunali credettero di parlare con un “alieno”, mi venne risposto che in effetti avevano a disposizione una cucina, ma era destinata ad un centro ricreativo per anziani. Io quindi risposi ”Gli anziani sono arrivati alla loro veneranda età e godono tutti di buona salute, io invece ho più di 100 ragazzini da sfamare”. In conclusione: due giorni dopo fui chiamato in Comune ed assieme ad altri miei colleghi volontari portammo qui quella cucina che da allora è sempre rimasta. Quello che intendo dire è che le cose non accadono da sole, bisogna sempre guadagnarsele. Mi auguro che da quanto detto ne venga tratta una morale.”
Rimanendo sempre in tema di volontariato, non possiamo non menzionare un nostro compianto amico e sostenitore: Agostino Alessandri, una delle tante vittime delle barbarie della famigerata “banda dell’Uno bianca”.
Agostino, al rientro a casa dopo avere passato una giornata a disposizione del Club, venne fatalmente ad incrociare il suo cammino con questi assassini che avevano appena assaltato i portavalori della Coop, proprio di fronte alla sua abitazione. La sua onestà ed il suo attaccamento al senso civico, lo portarono ad urlare in faccia a questi carnefici il suo disprezzo apostrofandoli con “cosa fate assassini?”. Loro, di tutta riposta, lo colpirono a morte e, come se nulla fosse accaduto, continuarono la loro fuga. A memento di questo valoroso martire, perché così deve essere definito, è stata posta dal Comune di Bologna una lapide sul luogo dell’omicidio e noi desideriamo ricordarlo ogni anno dedicandogli il Torneo di Pasqua.
E’ certo che le persone da ricordare sono tantissime e tutte hanno contribuito a dare lustro al nostro Centro sportivo, ma se mi è concesso un personale ringraziamento vorrei farlo al mai dimenticato Angelo Stanghellini, da tutti conosciuto con l’appellativo di “Bettega”. Lui è stato il primo allenatore di mio figlio, come di tantissimi altri bambini che si affacciavano a questo sport. Angelo non solo è stato in grado di trasmettere le nozioni di questo bellissimo gioco, ma ancora più importante ha insegnato il valore della squadra “si vince assieme, si perde assieme ed assieme si ricomincia”.
Altra importantissima pietra miliare del nostro cammino è stata posata nel 2006, quando più per costrizione che per volontà, partecipammo al bando per la gestione del Centro A. Biavati, di cui sino ad allora eravamo solo i manutentori.
Ci preme sottolineare il fatto che non fu nostra intenzione sfidare il gestore di allora, in diverse occasioni ed incontri avevamo espresso il nostro desiderio di essere considerati loro partner e di conseguenza disposti a condividere “onori ed oneri”.
Nostro malgrado fummo oggetto di derisione e ci sfidarono a tale confronto. Morale: grazie ai nostri quattro pilastri: SERIETÀ, DIGNITÀ, RISPETTO, CORAGGIO, al quale aggiungemmo l’ultimo ma ugualmente importante “l’UMILTÀ”, uscimmo vincitori e ci aggiudicammo la gestione del centro, che ci fu poi riconfermata con i bandi del 2009 e 2012.
Se voi pensaste che la prima nostra vittoria fosse passata inosservata ed accettata vi sbagliate. Fummo costretti a difenderci presso il TAR e non per ultimo al Consiglio di Stato, come se la nostra riuscita fosse frutto di imbrogli o sotterfugi. Dobbiamo ringraziare a riguardo il nostro compianto consigliere avv. De Angelis che assieme all’avv. Santiago, ci hanno difeso a titolo gratuito dimostrando la nostra piena trasparenza ed onestà.
Oggi non siamo più al 1945, i tempi sono mutati come è mutata la collettività…più pretese e meno disponibilità. Le società devono essere gestite in maniera manageriale cercando di anticipare i cambiamenti e le esigenze. Ancora una volta, sempre pronti alle sfide ed alle innovazioni, a seguito della richiesta di Tonino Mazzacurati di rassegnare le proprie dimissioni da Amministratore Unico, ma di continuare a dare il suo supporto e trasmettere la sua esperienza, il consiglio direttivo, decise di nominare una donna a capo della società promuovendo Roberta Bonfiglioli, già parte importante del consiglio, al ruolo di presidente del U.S. Corticella, dando così un forte segnale di cambiamento, che qualcuno chiamò anche “provocatorio”, visto che il gioco del calcio è considerato “il mondo degli uomini”. Le capacità e la conoscenza di Roberta nel mondo del gioco del calcio sono indubbie, come pure la competenza nel gestire le persone, tanto è che mise subito in riga, anzi no, in squadra, l’organico del Corticella, aggiungendo quel “tocco” di femminilità che non guasta mai.
Da quando vincemmo per la prima volta il bando per la gestione del centro sportivo, molte cose sono cambiate, senza peccare di presunzione…migliorate.
Il centro tennis ha avuto a disposizione più campi da gioco, diventando inoltre uno dei ritrovi tennistici più importanti di Bologna, sia per qualità che per numero di iscritti.
Sono stati aggiunti due campi di “Beach/tennis volley”, un percorso vita per gli amanti del jogging, pannelli solari per l’aiuto alla produzione di acqua calda con relativo risparmio energetico e tante altre iniziative altrettanto importanti, che non menziono solo per non annoiarvi troppo.
Anche noi alla domanda “qual è stato il bando più difficile da affrontare?” abbiamo sempre dovuto rispondere “il prossimo”. Può sembrare una replica retorica, ma non è così, il prossimo bando dovrebbe essere per noi, quello della “svolta”.
E’ nostra intenzione, dare finalmente il via ad una serie di rinnovamenti, ampliamenti ed ammodernamenti di Servizi e Strutture ormai obsoleti ed insufficienti.
Impresa non facile anche per l’importante costo dei lavori. Preferisco non addentrarmi oltre la descrizione delle nostre iniziative anche per non dare la possibilità ad eventuali “speculatori” di trarne vantaggio.
Il nostro intendimento è e sarà sempre quello di avere un centro formato da cittadini a disposizione dei cittadini e chiunque voglia aiutarci troverà sempre i cancelli “spalancati”.
FORZA CORTICELLA!